Terminologia della diagnosi: da "Disturbo" a "Disforia" fino all’attuale "Incongruenza di genere"

René Magritte, Affinità elettive, 1933

Da un punto di vista storico la diagnosi di disforia di genere compare per la prima volta nella terza edizione del DSM (1980) all’interno della sezione Disturbi Psicosessuali, sotto l’etichetta di Transessualismo.

Nelle prime due edizioni del DSM (1952 e 1968), non vengono affrontate le diagnosi riguardanti l’identità di genere è presente un'unica diagnosi di omosessualità che verrà successivamente (1987) eliminata.

Nell’edizione del 1994 (DSM-IV) la diagnosi viene modificata in Disturbo dell’Identità di Genere (DIG) all’interno della sezione dei Disturbi Sessuali e dell’Identità di Genere.

Nella quinta edizione del 2012 attualmente in uso, la disforia di genere viene definitivamente separata dai disturbi psicosessuali, dalle parafilie (o perversioni) e dalle disfunzioni sessuali; la parola "disturbo" viene sostituita con l’espressione "disforia" per porre maggiore attenzione alla sofferenza clinica piuttosto che considerare l’identità transgender problematica in sé ed è presente l’espressione "un genere alternativo diverso dal genere assegnato" accogliendo in questo modo anche le persone no-binary appartenenti alla popolazione transgender che non si riconoscono nel genere uomo o donna.

Parallelamente a quanto avvenuto per il DSM, nell’ICD viene riconosciuto il concetto di identità e di comportamento di genere nella diagnosi di transessualismo che compare per la prima volta nel ICD-9 del 1975 nella sezione che riguarda i disturbi sessuali e dell’identità di genere.

Precedentemente, nelle prime due versioni del ICD (ICD-6 e ICD-7), pubblicate rispettivamente nel 1948 e nel 1955, trova unicamente posto una definizione generica di omosessualità che copre tutta la gamma di deviazioni sessuali. Analogamente al DSM anche questa diagnosi venne successivamente depatologizzata e tolta dal manuale.

Nella versione attualmente in uso dell’ICD-10 (1994) sono presenti cinque categorie diagnostiche inerenti l’identità di genere: il transessualismo, il travestitismo con doppio ruolo, il disturbo identità di genere dell’infanzia, altri disturbi dell’identità di genere e il disturbo dell’identità di genere non specificato.

Recentemente l’Organizzazione Mondiale della Sanità (2018) ha aggiornato l’ICD-11, modificando la diagnosi di "Disturbo dell’identità di genere" in favore della diagnosi di "Incongruenza di Genere" e rimuovendola dalla categoria dei Disturbi Mentali per essere inserita in un nuovo capitolo delle "Condizioni di Salute Sessuale".

L’OMS ha altresì ritenuto che debba continuare ad essere inserito come diagnosi nell'ICD per i significativi trattamenti medici che la condizione richiede ed il considerevole bisogno di salute che le persone transgender possono avere.

Lo spostamento della Disforia di Genere dall’elenco dei disordini mentali alla tematica della salute sessuale ha lo scopo di eliminare lo stigma e il pregiudizio che grava su queste persone e di agevolare la possibilità di autodeterminazione, ad esempio sulla scelta del nome da usare che è ancora legata alla necessità di ottenere certificazioni di tipo sanitario.

Pertanto la non conformità di genere o incongruenza di genere non sempre presenta angoscia clinicamente significativa da poter diagnosticare un disturbo di disforia di genere.

Come evidenziava la WPATH, World Professional Association for Tansgender Health già nel 2010 le identità transgender sono variazioni normali del comportamento e dell’espressione del genere e non sono considerate di per sè necessariamente patologiche.

In base all’età e all’identità di genere a cui si sente di appartenere, l’incongruenza di genere si manifesta con modalità e comportamenti differenti che, se non sono accompagnati da sofferenza psicologica o da disagi funzionali, non sono considerati da trattare o "riparare"; se invece, come avviene nella maggioranza dei casi, si presenta disagio e sofferenza questa è tipicamente descritta come una combinazione di ansia, depressione e irritabilità, un generale malessere dato dal non sentirsi bene nel proprio corpo e dal provare un forte desiderio di cambiarlo mediante interventi medici e/o chirurgici per adeguarlo alla propria identità di genere.

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